A seguito della massiccia presenza di nutrienti nell’ambiente, si possono verificare diversi fenomeni sgraditi: l’eutrofizzazione delle acque è uno di questi.
I nutrienti sono scaricati con vari tipi di emissioni, dall’agricoltura agli allevamenti, passando per le utenze domestiche (non adeguatamente depurate), senza dimenticare ovviamente svariate attività industriali.
L’effetto sull’ambiente è variabile, come già evidenziato a proposito dei nitrati, per esempio.
Nel caso di oggi, invece, si tratta di scoprire un ottimo approccio preventivo ma anche risolutivo nei confronti delle acque eutrofiche.
Un problema molto serio, che va conosciuto soprattutto perché esistono soluzioni strategiche in grado di cambiare completamente (in meglio) la situazione.
In questi casi, è importante poter agire sia per evitare che il fenomeno si verifichi, sia per risolvere il problema laddove ha cominciato a manifestarsi.
Ancora una volta, ci sono elementi naturali in grado di svolgere un ottimo lavoro.
Eutrofizzazione Delle Acque: Un Fenomeno Da Combattere
L’eccesso di nutrienti è la causa principale, dopo di che si ha la formazione di alghe in grado di alterare l’ecosistema dell’area ove il fenomeno si verifica.
E’ importante agire per evitare che ciò accada, anche se la produttività agricola ed industriale da un lato, con la mancanza di soluzioni applicate in modo sistematico dall’altro, rendono la sistuazione molto critica.
Il fenomeno della eutrofizzazione delle acque fornisce uno dei banchi di prova più interessanti per l’applicazione delle soluzioni naturali.
Infatti, esistono varie piante acquatiche in grado di contrastarla: questa affermazione, però, nasconde due problemi cruciali.
La chiave per un intervento realmente efficace sta proprio nella risoluzione di questi due problemi.
Agire su questi aspetti è essenziale, perché questa è una di quelle situazioni nelle quali la percentuale disuccesso può raggiungere il 100% (dunque, una protezione totale per l’acqua a rischio).
I Due Problemi Delle Piante Anti-Eutrofizzazione
Le piante che possono avere un ruolo decisivo nella prevenzione e nel controllo (fino alla rimozione completa) del fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque appartengono a due categorie.
Ci sono i macrofiti e le piante galleggianti.
Alcune di queste hanno dimostrato ampiamente la loro efficacia nella sottrazione dall’acqua di nutrienti come il fosforo, l’azoto ed il potassio.
La loro azione è molto duttile e può essere realizzata sia a livello industriale che di comunità.
Per questo, in molte aree del pianeta, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, si ricorre alla creazione di zone umide artificiali con presenza di piante acquatiche per il trattamento delle acque reflue.
Entrambe le categorie, però hanno due problemi.
Il primo: non sono presenti tutte nei siti dove c’è rischio di eutrofizzazione.
Il secondo: non sono combinate e posizionate in modo che l’azione di contrasto sia efficace.
Correggere questi aspetti è fondamentale per fare in modo che la protezione sia davvero totale.
Un Pool Di Piante Acquatiche Contro L’Eutrofizzazione Delle Acque
Prima di tutto, una premessa generale, anche in relazione alle dimensioni delle piante che sono usate per lo scopo.
Si tratta di intervenire (nel caso affrontato oggi) in ambienti caratterizzati da acque poco profonde.
Questo perché le piante considerate hanno dimensioni limitate e quindi la garanzia di protezione totale può essere fornita soltanto in precise condizioni.
Detto questo, è importante ricordare che ci sono almeno 6 piante acquatiche di grande valore nel contrastso alla eutrofizzazione delle acque.
Sono 4 macrofiti e 2 piante galleggianti.
I 4 macrofiti sono:
- Cyperus haspan
- Pandanus amaryllifolius
- Pontederia cordata
- Thalia geniculata
Le 2 piante galleggianti sono:
- Hygroryza aristata
- Pistia stratiotes
Ancora una volta, la Pistia stratiotes o lattuga d’acqua è protagonista assoluta dell’intervento di risanamento ambientale.
Il Posizionamento E’ Essenziale
Queste piante acquatiche non soltanto devono essere insieme, ma anche il loro posizionamento è subordinato ad alcune regole per garantire il migliore risultato.
Per quanto riguarda la localizzazione di questa barriera naturale all’eutrofizzazione delle acque, essa va posizionata in prossimità delle rive del corso o bacino d’acqua.
La funzione di questa barriera è quella di fare da filtro per l’acqua: le piante galleggianti ed i macrofiti occupano uno spazio laterale e filtrano insieme i nutrienti.
Queste piante hanno però dimostrato di avere una diversa efficacia nei confronti dell’assorbimento degli inquinanti organici.
Inoltre, per almeno una di esse, il meccanismo di contrasto al fenomeno dell’eutrofizzazione è molto diverso rispetto alla modalità di azione delle altre.
Come Agiscono Le PIante Anti-Eutrofizzazione Delle Acque
A proposito di piante galleggianti, ancora una volta dobbiamo rimarcare la grande efficacia della lattuga d’acqua o Pistia stratiotes.
Dopo molte prove sul campo, infatti, la pianta ha dimostrato di avere, anche in questo particolare contesto, un’efficacia migliore in termini di assorbimento.
Non è un caso che proprio la lattuga d’acqua sia utilizzabile anche per assorbire a livello ambientale un diverso tipo di “inquinamento” organico, quello da virus che sfruttano l’acqua come serbatoio.
Ciò che è interessante, è che nonostante la competizione delle altre piante acquatiche, inclusi i macrofiti, la lattuga d’acqua è quella che dimostra il maggiore assorbimento in assoluto.
Pertanto, nella costruzione di una barriera naturale anti-eutrofizzazione delle acque, questa pianta non può mai mancare.
Oltre La Lattuga D’Acqua, L’Efficacia Delle Altre PIante
Per quanto riguarda i macrofiti, tre di loro hanno dimostrato una straordinaria efficacia, non da meno della Pistia stratiotes.
Si tratta di Cyperus haspan, Pandanus amaryllifolius e Pontederia cordata.
Questi macrofiti possono arrivare ad assorbire fino al 100% dei nitrati e dei fosfati con i quali vengono in contatto.
L’effetto di questa efficacia è la riduzione drastica dei nutrienti in acqua, con una sempre minore possibilità di colonizzazione dell’ambiente da parte delle alghe.
Per ottenere il risultato, è importante fare in modo che i nutrienti in eccesso vengano sufficientemente in contatto con la barriera composta dalle piante sopra indicate.
I Meccanismi Di Contrasto All’Eutrofizzazione Delle Acque
Come anticipato, l’obiettivo dell’azione è quello di assorbire quanti più nutrienti possibili.
Così facendo, infatti, la colonizzazione da parte delle alghe (evento caratteristico, anche visivamente è rallentata fino al punto di arrestarsi completamente.
Per questo, almeno fino a quando sono presenti queste barriere naturali realizzate con le piante acquatiche, l’eutrofizzazione delle acque può essere evitata ed anche risanata, a seconda dei casi.
L’impedimento alla crescita delle alghe, però, accade anche per un diverso motivo.
Si tratta di una cosa molto interessante, perché può ben integrarsi con l’azione di sottrazione dei nutrienti.
Protagonista è uno dei macrofiti, la Thalia geniculata, che presenta un’azione davvero speciale nei confronti dell’eutrofizzazione delle acque.
Il Particolare Ruolo Della Thalia geniculata Contro L’Eutrofizzazione
Non c’è solo la sottrazione dei nutrienti (nitrati e fosfati) per impedire la colonizzazione dell’ecosistema da parte delle alghe.
La Thalia geniculata, infatti, ha un’azione diretta di inibizione nei confronti della crescita delle alghe.
Questo accade senza che la stessa pianta abbia particolare capacità di assorbimento dei nutrienti attraverso le sue radici.
Si tratta di un caso molto particolare, ma al tempo stesso spesso determinante in associazione con la sottrazione dei nutrienti.
Infatti, questa pianta acquatica è in grado di inibire la crescita delle alghe in modo diretto, attraverso l’allelopatia.
In breve, la Thalia geniculata produce alcuni composti tossici chimici tossici per le alghe, al fine di impedirne la crescita.
Una capacità da valorizzare in presenza di particolari contesti.
Prevenire E’ Meglio Che Curare (Vale Anche Per L’Eutrofizzazione Delle Acque)
L’uso di queste piante consente di effettuare un’azione di prevenzione per l’eutrofizzazione nelle aree più a rischio, il che è un grande vantaggio.
Questo accade, per esempio, in prossimità di corsi d’acqua che ricevono scarici industriali, così come in prossimità di aree agricole ad elevato rischio di contaminazione da nitrati, fosfati ed altri inquinanti organici.
Al fine di creare la migliore azione preventiva, è importante posizionare le piante acquatiche in modo strategico.
Poiché sono le rive del corso o bacino d’acqua ad essere interessate, è necessario partire dai punti che ricevono direttamente o indirettamente il carico dei nutrienti.
Così facendo si può avere un primo filtro che agisce all’origine del problema.
In parallelo, tutte le rive dovrebbero però essere protette, per evitare che il processo di eutrofizzazione delle acque possa comunque iniziare.
Quando Invece Curare Diventa Necessario
In alcuni casi, nonostante gli sforzi preventivi, il processo di eutrofizzazione procede comunque.
Quando ciò si verifica, si possono sfruttare le proprietà dei macrofiti come la Thalia geniculata, in grado di inibire direttamente la crescita delle alghe.
L’uso dei 4 macrofiti e delle due piante galleggianti determina quindi una protezione più completa, che può arrivare anche al 100% di assorbimento dei nutrienti.
Senza contare l’azione di contrasto diretto da parte della Thalia geniculata, che può a sua volta essere posizionata nei siti specifici di maggiore rischio.
Ad esempio, proprio nei siti dove le alghe hanno cominciato a palesarsi.
Unas strategia davvero completa, duttile e continua per ottenere una protezione totale dal fenomeno di eutrifizzazione delle acqua, che merita di essere conosciuta (ed applicata).
Conclusioni
Quanto incontrato oggi rappresenta uno dei migliori esempi di strategia naturale per l’ambiente.
La contemporanea presenza di ben 6 piante acquatiche, di cui 4 macrofiti e 2 piante galleggianti, dimostra ancora una volta che la (bio)diversità è spesso la chiave di volta per proteggere e/o ripristinare gli ecosistemi.
Non tutte queste piante agiscono nello stesso modo, ma tutte insieme concorrono ad un risultato che può raggiungere il 100% di rimozione dei nutrienti.
Si tratta dunque di una garanzia anche per l’agricoltura e per l’industria, che spesso sono imputate di causare importanti stravolgimenti degli ecosistemi a seguito delle emissioni.
Questa strategia è infatti realizzabile a costi praticamente nulli e consente di mantenere attiva la protezione per molto tempo.
E’ essenziale effettuare un’accurata azione di monitoraggio e controllo, aggiungendo anche i macrofiti che sono in grado di inibire direttamente la formazione delle alghe.
Un esempio tra i migliori, in tema di “transizione ecologica” e protezione dell’ambiente.
Un esempio da cui partire per migliorare anche laddove, al momento, questa stessa strategia ancora non può essere applicata.