Rivegetare i siti dove le operazioni minerarie hanno lasciato una landa brulla, desolata e senza vita: questo è il teatro d’azione dell’erba medica.
Oggi affrontiamo un tema molto importante, decisivo per le sorti di quella “transizione ecologica” che troppo spesso viene descritta con toni trionfalistici, senza affrontarne il “lato oscuro”.
La ricerca sempre più accentuata di metalli rari, solo per fare un esempio, renderà necessario adottare soluzioni in grado di limitare l’esposizione della popolazione ai nuovi rischi.
Per fare questo, un approccio efficace ed efficiente è la presenza sui siti più contaminati di più elementi naturali che svolgono un’azione di rivegetazione e ripristino dell’ecosistema.
Non è sempre facile (anzi non lo è quasi mai), perché le gravi condizioni ambientali in cui versano le aree ex-minerarie non permettono alla vita di ritornare.
Tuttavia, esiste la possibilità di invertire la tendenza, grazie ad un elemento naturale dalle grandi proprietà rivegetative.
La strategia è fattibile (da subito) e consente di raggiungere importanti risultati, grazie al supporto decisivo di un altro, diffusissimo, ingrediente.
Erba Medica Per Le Aree Ex-Minerarie: La Premessa
L’inquinamento delle zone minerarie ed anche di quelle dove le operazioni non sono più attive è un’emergenza ambientale.
Con l’avanzare della transizione ecologica, diventerà sempre meno “emergenza” e sempre più “urgenza”: ecco perché bisogna cominciare, già adesso, a programmare interventi appropriati.
Solo per citare uno dei molti problemi legati alle miniere, possiamo ricordare il drenaggio acido.
Come già affrontato a proposito dei depositi di terre rare, si tratta di un problema cruciale: l’estrema acidità, la presenza di metalli pesanti ed anche di alcuni metalli rari (a seconda della zona), rende impossibile la vita.
Non solo: esiste la possibilità più che concreta di estendere la contaminazione, grazie alla presenza di corsi d’acqua, oppure per la capacità di movimento degli inquinanti al suolo.
Proprio in questi scenari estremi, pur se all’apparenza sembrerebbe impossibile, elementi naturali come l’erba medica possono diventare il pilastro di una vera e propria “rianimazione ambientale”.
Risolvere I Problemi del Passato Ed Anticipare La Soluzione Per Quelli Del Futuro
Un approccio di questo tipo, che punta sulla rivegetazione il più possibile completa, deve partire dalle aree che oggi non sono più attive.
L’impatto ambientale delle zone ex-minerarie è persino peggiore rispetto a quello dei siti ove l’estrazione è attiva.
Questo perché non vi sono attività di controllo e molto spesso si lascia alla vegetazione nativa il compito di limitare il problema.
Vero è che che le piante in grado di crescere ai margini delle aree minerarie sviluppano la capacità di adattarsi a determinate concentrazioni di metalli al suolo, così come a certe condizioni di acidità del terreno.
Resta il fatto che non possono vivere negli “hotspot” di massima contaminazione, i quali quindi restano liberi di inquinare per molto tempo.
Proprio per questi punti di elevata contaminazione è necessario disporre di una soluzione “speciale”.
La rivegetazione, ad esempio proprio con l’erba medica, deve essere “forzata” negli stadi iniziali, per fare in modo che possa proseguire autonomamente con il passare del tempo.
L’Erba Medica Non Funziona Da Sola
Per riuscire ad esercitare la sua azione di recupero dell’ecosistema nelle aree più critiche, l’erba medica necessita del supporto di un additivo naturale.
Lo abbiamo già incontrato in varie occasioni ed è senza dubbio una delle migliori “armi biologiche” per combattere l’inquinamento (anche il cambiamento climatico, in certe occasioni).
Si tratta del compost, prodotto della fermentazione aerobica (in presenza di ossigeno) dei rifiuti.
L’aggiunta del compost al suolo da risanare è essenziale per creare le condizioni utili per consentire la vita e l’azione dell’erba medica.
Ci sono delle precise disposizioni a cui attenersi, per fare in modo che l’effetto del compost sia determinante in positivo.
Gli studiosi hanno effettuato varie prove, con vari dosaggi, per stabilire una vera e propria “ricetta” applicabile pressoché ovunque.
L’Aggiunta Del Compost Maturo Per Favorire L’Azione Dell’Erba Medica
Il contesto di riferimento per questa modalità di azione è una delle miniere più importanti e critiche sul piano ambientale.
Siamo a Cipro, in particolare nella miniera di Nord Mathiatis, abbandonata dal 1987, ma ancora in grado di rilasciare un pesante carico di contaminazione (qui un bell’articolo sull’intero sito minerario che coinvolge anche il Sud Mathiatis).
Drenaggio acido e rilascio continuo di metalli pesanti sono le due caratteristiche tipiche dell’area.
La vita, negli hotspot dove l’acidità e la concentrazione dei metalli è maggiore, risulta impossibile.
Proprio qui è stata portata con successo questa soluzione a base di erba medica supportata dall’azione del compost.
Per ottenere riscontri più completi, si è pensato di somministrare il compost in due diversi dosaggi: 25% e 50% (rispetto alla percentuale del suolo ove cresce l’erba medica).
La Crescita Dell’Erba Medica Grazie Al Compost
Due diversi dosaggi, due diversi risultati, molto distanti (in termini di efficacia) l’uno dall’altro.
Quando il compost è aggiunto in percentuale del 25%, la germinazione delle piantine di erba medica si aggira intorno al 52%.
Quando invece il compost è somministrato in percentuale del 50%, la germinazione raggiunge livelli dell’85%.
Nonostante la germinazione sia relativamente buona anche in presenza del più basso dosaggio del compost (appena superiore al 50%), con il passare del tempo le piantine muoiono tutte.
Questo significa che le condizioni di vita sono ancora troppo difficili ed il compost non riesce a garantire la sopravvivenza dell’erba medica, dopo averne comunque consentito la germinazione.
Interessante notare poi che, quando il compost è aggiunto in percentuale del 50%, le piantine riescono a completare tutto il loro ciclo di vita.
Questo è dovuto ad una serie di benefici essenziali per la vita che sono possibili grazie ad una quota importante di compost.
I Benefici Portati Dall’Aggiunta Del Compost Al Giusto Dosaggio
Considerato l’ambiente estremamente acido, il primo grande beneficio portato dalla somministrazione al 50% del compost è l’innalzamento dei valori del pH.
Già questa azione, da sola, crea le premesse per ripristinare la vita, poiché rende molto più facile l’attecchimento degli elementi naturali.
Questi, poi, possono comportarsi in modi diversi nei confronti dei metalli presenti al suolo.
Per essere precisi, si potrebbe anche optare per una soluzione diversa dall’erba medica, a seconda della specifica situazione da affrontare.
L’aggiunta del compost comporta inoltre:
- Aumento della capacità di trattenere l’acqua
- Aumento della quantità di materia organica
- Miglioramento della respirazione del suolo
- Cambiamento della composizione degli elementi che compongono il suolo
Tutte queste importanti azioni concorrono alla creazione delle migliori condizioni di vita per l’erba medica.
Una Soluzione Che Si Rinnova Nel Tempo
Quando si ha a che fare con siti così contaminati, un rischio è quello che gli interventi possano avere vita breve.
Non è il caso dell’azione presentata oggi, perché il ruolo del compost consnete all’erba medica di lavorare per un tempo adeguatamente lungo, prima di evolvere verso ulteriori benefici.
Infatti, le piante sopravvivono bene per un periodo di almeno 140 giorni: dopo questo lasso di tempo, la soluzione si evolve verso uno stato di “autonomia”.
In questo caso, il termine “autonomia” fa riferimento al fatto che l’erba medica riesce a produrre semi e quindi tutto può ricominciare.
Un grande vantaggio per una soluzione che deve rimanere in loco per il tempo più lungo possibile.
L’erba deve infatti rivegetare e possibilmente limitare la possibilità di diffusione dei metalli presenti.
Una Soluzione Che Si Migliora Rinnovandosi
Il fatto che l’erba medica riesca ad arrivare allo stadio in cui produce i semi è importante soprattutto per la possibilità di rinnovare l’azione, in modo continuo.
Questa autonomia di intervento è sempre più importante in generale e non soltanto per le zone minerarie.
Assume ancora maggiore rilevanza in presenza di contesti che non sono controllati e che sarebbe troppo costoso o logisticamente arduo monitorare con frequenza.
Il rinnovamento (o rigenerazione) di questa modalità di intervento ha però un’altra qualità molto importante.
Si tratta del fatto che ad ogni ciclo di vita, l’erba medica crea condizioni sempre migliori per la vita di altri elementi naturali e per la biodiversità della zona un tempo mineraria.
Quindi, già l’aggiunta del compost al 50% permette all’85% dell’erba medica di germinare.
Con L’Erba Medica, Verso Il Totale Ripristino Dei Siti Più Contaminati
Una volta terminato il ciclo di vita, i semi prodotti dalla “prima ondata” di piantumazione porteranno la percentuale di germinazione a livelli più alti e così via.
L’obiettivo di una rivegetazione totale dell’area non è utopistico e può essere raggiunto in modalità “automatica” di anno in anno.
Il che significa poter rendere la natura attiva protagonista del recupero ambientale, mentre l’uomo avrebbe la sola funzione di facilitare o innescare il processo.
L’azione del compost è cruciale per la zona delle radici, che diventa una sorta di “cuscinetto vitale” al punto di garantire la vita dell’erba medica per tutto il ciclo di vita.
Con il passare del tempo e con successivi cicli di crescita, le trasformazioni benefiche operate dalla coppia “compost + erba medica” tendono ad estendersi più diffusamente sul territorio.
Un’occasione speciale anche per sospingere l’economia circolare e persino la partecipazione dei cittadini, che possono produrre compost direttamente.
Erba Medica Come Terapia Ambientale Anche Nel Contesto Di Strategie Complesse
Il caso di oggi si è limitato a considerare il ruolo che l’erba medica “tal quale” ha nei confronti dei siti più inquinati.
Tuttavia, come già incontrato ad esempio a proposito delle miniere di rame, così come anche quando sono coinvolti altri metalli, spesso gli elementi naturali si inseriscono nel contesto di strategie più ampie.
Come esistono piante (floreali e non) in grado di agire selettivamente nei confronti di un inquinante, ve ne sono altre che hanno uno spettro d’azione più ampio.
La migliore strategia è quella che riesce a combinare i vari attori del risanamento ambientale e li mette nelle condizioni di ottenere il migliore risultato.
L’Erba medica può avere un ruolo molto generale, adattabile a moltissime circostanze, così da risultare un ottimo completamento quando si vuole mettere una parola decisiva per il ripristino della natura.
Conclusioni
Il caso dell’erba medica come strumento per rivegetare i siti più critici sul piano delle condizioni di vita, la scia due importanti insegnamenti.
Il primo, senza dubbio, riguarda il dovere morale, prima ancora che ambientale, di ripristinare la natura, a partire dai siti che ad oggi non sono soggetti a controlli.
Questi siti sono quelli che più di altri possono rendere vane le azioni di limitazione alla circolazione degli inquinanti, anche sul piano normativo.
Le miniere abbandonate sono soltanto una delle categorie di luoghi da attenzionare, anche se è difficile farlo proprio perché non ci sono più le attività.
Il secondo insegnamento, sulla scia del primo, riguarda la necessità di disporre di elementi naturali che siano in grado di risanare l’ambiente compromesso quasi senza l’intervento degli esseri umani.
Il nostro ruolo può essere di promotori, per innescare processi (e magari controllarli periodicamente anche grazie alle iniziative di “citizen science”).
Tutto il resto lo farà la natura: anche dove sembra impossibile riuscirci.