Benvenuti nel regno di Riciclistan: così titolava nel 2012 la Fabbrica a proposito del rapporto tra Afghanistan e rifiuti. Sembra una favola, ma dopo la guerra in Afghanistan, è successo qualcosa di incredibile da conoscere. Soprattutto per fare un parallelismo con quanto sta accadendo oggi, quando la situazione è andata progressivamente peggiorando.
Si tratta di un’amara considerazione, che l’Afghanistan ci comunica in tutta la sua importanza, proprio perché è un concetto applicabile in molte sistuazioni diverse.
Le grandi sfide ambientali e climatiche del nostro tempo devono essere impostate come grandi avventure, servono tempi molto lunghi per ottenere buoni risultati.
In Afghanistan, questo stava accadendo, ma il fragile equilibrio sociale e politico ha oggi determinato un regresso, rispetto ai risultati che vedremo e che stavano dando al paese un aspetto diverso, almeno per un tema nello specifico, quello del riciclo dei rifiuti.
Ci resta comunque un grande messaggio di speranza, che questo straordinario paese ci lascia e ci insegna a trasformare in massima determinazione per ottenere risultati sempre migliori.
Le opportunità più straordinarie ed imprevedibili nascono laddove le condizioni sono più difficili.
L’Afghanistan ci stava riuscendo e gli altri, che non condividono le estreme condizioni di questo paese, hanno il dovere di combattere anche per lui.
Afghanistan: Quello Che Accadeva
Se pensiamo all’Afghanistan, probabilmente la prima cosa che ci viene in mente è la questione del terrorismo internazionale.
Oppure anche a produzione dell’oppio come motore dell’economia locale ed anche i talebani che sono tornati alla ribalta facendo preoccupare il mondo intero per le conseguenze delle loro possibili azioni di governo.
Tuttavia, in questa terra così martoriata dalle guerre (e non solo in tempi recenti), era cominciato un nuovo filone produttivo capace di contribuire in modo determinante alla crescita del Paese.
I frutti di questa grande azione ambientale non hanno avuto il tempo di arrivare a completa maturazione.
Tuttavia, anche grazie alla cooperazione internazionale, hanno dimostrato tutto il loro potenziale a beneficio dei cittadini afghani e dell’economia locale (oltre che dell’ambiente).
Riciclo Dei Rifiuti In Afghanistan
Dopo la guerra in Afghanistan, infatti, si è scoperto lo straordinario valore della “materia prima seconda” e sono nati vari centri per il riciclo. Soprattutto delle materie plastiche, gestiti da gruppi privati.
Essi, con il supporto delle missioni internazionali, hanno individuato nei rifiuti una risorsa molto importante per costruire il futuro della popolazione.
Cosa non di poco conto se pensiamo all’enorme quantità di rifiuti disponibili, sia solidi urbani che tossici che legati alle operazioni militari.
Questa disponibilità ha aperto nuove frontiere per le imprese del posto, ma anche numerosi posti di lavoro.
Senza contare che si è potuto sottrarre una quota di rifiuti all’incenerimento, che in questo paese non seguiva regole ottimali in tema di qualità ambientale.
In un tempo di crisi globale e nel contesto di un’area così critica, questi avvenimenti hanno fatto sembrare il processo come qualcosa di “magico”.
Gli Afghani e L’Ambiente: Una Relazione Da Costruire
Non poche sono le difficoltà che questo (comunque ottimo) programma ha incontrato.
Ad esempio, la disponibilità della popolazione locale a partecipare è stata sempre un limite alla possibilità di espendere gli interventi.
Inoltre, l’adeguatezza (non ottimale) degli impianti di trattamento dei rifiuti recuperati ha determinato rallentamenti sulla tabella dimarcia.
Anche lo stoccaggio dei materiali da trattare non è stato esente da problemi logistici. Dopo la guerra, in Afghanistan era difficile trovare siti adatti allo stoccaggio.
In ogni caso, grazie alla sempre maggiore attenzione della popolazione afghana ed alle ricadute occupazionali e monetarie che si cominciavano ad intravedere, il futuro è sembrato decisamente incoraggiante.
Afghanistan Oggi
Facendo riferimento alla letteratura scientifica datata dopo la guerra in Afghanistan, dobbiamo concordare che la situazione non è certo rosea.
Anzi, come vedremo, ci sono degli ambiti nei quali questo piano, che pur stava determinando un certo livello di riscatto per l’Afghanistan in tema di ambiente e riciclo, purtroppo non poteva ancora incidere.
Sarebbe servito molto più tempo, un tempo che non c’è stato.
Ad oggi, è importante conoscere e rimanere aggiornati il più possibile sulle condizioni di questo paese.
Così potremo capire dove, un giorno (speriamo non tanto lontano) potranno riallacciarsi delle occasioni di cooperazione internazionale in un settore così essenziale come quello ambientale e climatico.
Il problema ad oggi forse più evidente è quello dell’inquinamento atmosferico: questo vale soprattutto per le città.
Comunque, anche le zone rurali non sono esenti da rischi, per la particolare conformazione dell’ambiente locale.
Una delle cose che preoccupano maggiormente riguarda la composizione delle polveri urbani, così ricche di idrocarburi in quantità eccessive.
I residui (anche ambientali) della guerra in Afghanistan, senza contare la gestione politica di questo settore evidentemente non così prioritario per le amministrazioni, tranne alcuni sporadici casi, sono fattori di rischio molto preoccupanti per il futuro.
Afghanistan: Situazione Attuale
Oltre alle “solite cose” che possiamo trovare a proposito delle condizioni ambientali in Afghanistan, esistono aspetti molto meno dibattuti. In alcuni casi sono assolutamente sconosciuti, che meritano grande attenzione.
Questo perché, dopo la guerra in Afghanistan come altrove, ambiente e clima sommano i loro effetti ed il risultato continuerà a perpetuare il rischio sociale.
Un tema di grande interesse nell’attualità ambientale afghana, è senza dubbio quello dell’aumento di salinità delle acque di falda.
Questo preoccupa per la potabilità, nel contesto di un paese in cui l’acqua già presenta gravi problemi di contaminazione, oltre ad essere poco disponibile.
Sempre a proposito di acqua, c’è un altro tema da considerare con attenzione.
Soprattutto perché è stata messa in opera una soluzione davvero sostenibile in tempi recenti che merita tutto il nostro interesse.
Aghanistan E Uranio Nell’Acqua
Torniamo indietro nel tempo al 2016, quando per la prima volta dopo la guerra in Afghanistan si sono effettuati controlli su oltre 200 pozzi per l’approvvigionamento di acqua potabile nella zona di Kabul.
Grazie al supporto di un team internazionale, composto di una delegazione malese, una giapponese oltre a quella locale, si è rilevato che la maggior parte dei pozzi erano contaminati da almeno 10 tossici ambientali, tra cui arsenico, cromo ed anche uranio, oltre a vari altri.
La cosa più interessante, tuttavia, è il rimedio che è stato utilizzato per potabilizzare l’acqua di questi pozzi.
Il team di ricerca ha preparato uno speciale composto assorbente per l’uranio, con materiali sostenibili e recuperabili sul posto.
Si tratta di un composto di tipo idrotalcite basato sul magnesio e sul ferro.
Esso ha dimostrato straordinarie capacità di assorbimento dell’uranio in acqua.
Si tratta di una frontiera di grande interesse che deve fare scuola per ogni possibile applicazione a difesa della popolazione in caso di rischio nucleare.
Afghanistan E Cambiamento Climatico
Questo rappresenta un capitolo molto importante per il paese, in quanto l’Afghanistan è uno dei paesi a maggiore rischio per gli effetti dei cambiamenti climatici.
Le temperature medie sono aumentate di quasi due gradi in poco più di 50 anni.
Anche calamità importanti quali siccità, alluvioni, frane e smottamenti continuano a provare la popolazione e tutte le attività del paese che cercano di convivere con la difficile situazione.
La guerra in Afghanistan, con il suo contributo alla devastazione del suolo, oltre all’immissione di inquinanti che sono in grado di desertificare, ha determinato un rapido peggioramento della situazione.
Anche in questo contesto il piano per il riciclo di cui scopriremo alcune importanti azioni è stato qualcosa di assolutamente meritorio, per quanto avrebbe necessitato di più tempo per dare risultati davvero incisivi.
Afghanistan: Mappa
La mappa postata appena sopra ha un valore molto significativo del senso di “desolazione” che possiamo provare di fronte alla situazione ambientale dell’Afghanistan, come di altri paesi che condividono la sua condizione.
Le centraline non trasmettono più dall’Agosto 2021, da quando per il paese si è verificato un cambiamento molto radicale che non poteva non coinvolgere anche l’attenzione e l’azione in tema di ambiente e cambiamento climatico.
Possiamo comunque consultare altre risorse, per saperne di più circa le condizioni dela qualità dell’aria, in particolare.
In particolare, il sito di Air Plume Labs è particolarmente interessante perché ci permette di monitorare in tempo reale, con buona approssimazione, i dati sulla qualità dell’aria.
Certo, non è solo l’atmosfera il problema dell’Afghanistan, ad ogni modo è già molto considerando la particolare situazione del paese.
Afghanistan: Guerra Senza Fine
Prima di andare un pò più in dettaglio e conoscere le straordinarie cose che hanno avuto spazio nell’Afghanistan dei primi anni 10 (del XXI° secolo), facciamo un breve passo indietro.
Presentiamo a titolo introduttivo alcune delle situazioni ambientali (molto gravi) che hanno fatto da contesto di base per il programma.
A seguito di una guerra che non sarebbe eccessivo definire “infinita”, l’Afghanistan ha dovuto fare i conti con moltissimi problemi ambientali.
Primi fra tutti i rischi da amianto che nel caso della città di Kabul ha determinato un caso emblematico.
L’assenza infatti di fabbriche e di ogni tipo di esposizione professionale sarebbe dovuta essere un fattore protettivo.
Tuttavia, le operazioni militari e la presenza di depositi geologici di tremolite nell’area sono satti fatti determinanti a portare questo tipo di rischio in modo diffuso all’interno del paese.
Afghanistan: Acqua Contaminata e Rischio Amplificato
Il problema dell’acqua contaminata in Afghanistan ha amplificato i rischi in periodo di guerra, ma ha sempre avuto un ruolo essenziale nella ridotta possibilità di sviluppo del paese.
Un paese in cui l’acqua significa sia energia che agricoltura, ma le cui caratteristiche del suolo nascondono insidie importanti.
Infatti, il contributo alla contaminazione dell’acqua, è sia di orgine naturale che antropica.
Inquinanti quali fluoro, arsenico, solfati, boro, solo per ricordarne alcuni, hanno causato ingenti danni all’agrocoltura ed alla salute.
Le operazioni militari, con l’aggiunta di altri inquinanti ed esplosivi, hanno complicato ulteriormente il quadro.
Senza contare il riversarsi di rifiuti, anche tecnologici, nelle acque con conseguente peggioramento della situazione locale.
Allarmante è ad esempio il dato sul tasso di avvelenamento dei pesci nel fiume Kabul, dovuto alla presenza di numerosi metalli pesanti, a loro volta eredità della guerra in Afghanistan.
Afghanistan: Un Sottosuolo Ricco Di Insidie
Un’altra questione non spesso citata ma egualmente importante è la minaccia del Radon, che anche in occidente sta acquisendo sempre più importanza e necessita di attenti approfondimenti in tema di salute pubblica.
Nel caso dell’Afghanistan, si è rilevato che una buona percentuale di edifici, sia ad uso residenziale che di altro tipo, unitamente a molte cave spesso utilizzate anche dalla popolazione sono ricche di questo gas.
Un problema di non poco conto, che va a sommarsi a tutti gli altri, determinando un quadro di una complessità quasi unica al mondo.
Potremmo continuare ancora, perché la situazione di base è sempre stata davvero grave: si capisce quindi come, grazie al piano per il riciclo, la situazione poteva cominciare a cambiare davvero.
Afghanistan: Storia Di Un Momento Sospeso Nel Tempo
Nonostante le diffidenze che hanno accompagnato un pò tutta l’azione, la volontà di cambiare si percepiva chiaramente.
Su tutto il territorio nazionale, cominciarono a nascere e svilupparsi imprese per il riciclo.
Parallelamente, si stavano aprendo nuove opportunità per l’esplorazione di nuovi mercati in questo settore.
Sembra un momento realmente “sospeso nel tempo”, così diverso da come la storia di questo paese ci ha insegnato ad immaginarlo.
Proprio per questo, dobbiamo sapere come è andata.
Il Riciclo Nella Provincia di Balkh
E’ situata nella parte più settentrionale dell’Afghanistan, con una popolazione in crescita a ritmi vertiginosi. Da sempre caratterizzata da un binomio “micidiale”.
Molti rifiuti prodotti da un lato e scarsa applicazione delle norme igieniche dall’altro.
Dopo un’attenta fase di studio, è partito un progetto per il riciclo delle materie plastiche da parte del gruppo privato “Qaderi Plastic Recycling Company” (uno dei primi che si sono dedicati al settore).
Il progetto ha portato alla costruzione e messa in opera di un sistema industriale per il riciclo delle materie plastiche che è arrivato a coprire ben cinque province dell’Afghanistan settentrionale.
Il risultato è stata la produzione di una “materia prima seconda” costituita da una plastica liquida riutilizzabile per il mercato della città di Mazar – i Sharif.
Forse non così sostenibile (la plastica liquida), ma quel che conta è il concetto.
Per l’Afghanistan dei primi anni 10 si trattava di una vera rivoluzione nel modo di intendere i rifiuti.
L’Espansione Del Progetto
Ben presto, l’enorme quantità di rifiuti plastici da trattare è diventata troppo ingente per i macchinari a disposizione del gruppo Qaderi.
Allora si è mossa la cooperazione internazionale, in particolare il fondo USAID, che ha provveduto a finanziare l’acquisto di un nuovo macchinario.
Questa dotazione, più performante, ha potuto incrementare la produzione di materia prima seconda e raggiungere due importanti obiettivi nell’immediato.
- Essere in grado di lavorare più materia e quindi produrre di più
- Guadagnare di più per ogni singola tonnellata di prodotto
Questo ultimo aspetto non è certo di secondaria importanza.
Il gruppo Qaderi è potuto passare da un guadagno di 20 dollari per kg di plastica prima del progetto, ad un valore di oltre 50 dollari per ogni kg di plastica liquida venduta.
Non solo, l’impianto ha permesso a 50 persone di lavorare ed ottenere un salario dignitoso.
Il Riciclo Afghano: Ottenere Tanto Con Poco
Aggiungiamo un dato molto importante, che riguarda l’ammontare dell’investimento da parte di USAID, perché ci dà la misura della reale sostenibilità dell’azione.
Ebbene, il fondo statunitense per la cooperazione ha esborsato solo 55.000 dollari per l’acquisto di un macchinario nuovo e capace di un maggiore rendimento.
Questa è la migliore dimostrazione che il settore della “materia prima seconda” ha la straordinaria capacità di adattarsi alle specifiche esigenze di chi ci lavora.
Oltre ad essere utile per l’ambiente e per l’occupazione, naturalmente.
Quindi questo vale dalla grande alla media fino alla piccola o piccolissima impresa, con una flessibilità davvero unica.
USA In Abiti Verdi
Un altro esempio davvero virtuoso che ci arriva dall’Afghanistan, non riguarda direttamente la popolazione o le iniziative imprenditoriali locali, bensì il contingente americano.
La US Army ha adottato una buona politica ambientale per il risparmio di acqua.
Presso la base aerea di Kandahar, il 41° Battaglione della US Army ha adottato un efficiente sistema di riciclo dell’acqua.
Il risultato è stato di riuscire a riciclare tra l’80 e l’85% dell’acqua che veniva normalmente utilizzata all’interno della base.
Settore Militare E Riciclo di Acqua: Un Buon Successo
In particolare, il sistema virtuoso era costituito dal fatto che si riciclava l’acqua usata per lavare tutti i mezzi militari presenti all’interno della base.
Cosa che, date le condizioni spesso estreme del clima afghano, era spesso necessaria e riguardava in pratica tutti i molti veicoli presenti.
Strutturando in questo modo il sistema di lavaggio dei veicoli, non soltanto si può risparmiare una preziosa risorsa naturale, ma si tagliano di parecchio i costi per l’approvvigionamento dell’acqua stessa
Senza contare il trasporto da parte delle autobotti che dovrebbero, in assenza di tale sistema, rifornire le strutture per il lavaggio dei mezzi.
Una cosa forse “piccola”, nel suo concetto, ma estremamente di impatto.
Soprattutto pensando al fatto che la US Army stava cercando di portare questo approccio a tutte le basi ed installazioni militari presenti nel paese.
Anche La NATO Per Uno Sviluppo Sostenibile
Persino la NATO, in Afghanistan, aveva cominciato ad applicare buone pratiche per il riciclo.
In particolare, riguardavano il riutilizzo dei materiali di scarto presenti nei siti ove i battaglioni ed i contingenti multinazionali stazionavano per le varie operazioni sul territorio.
In particolare, era stato raggiunto un accordo tra le forze NATO e varie imprese locali.
Queste ultime potevano disporre di molti materiali di scarto provenienti dalle basi e dalle installazioni militari non più in uso.
Successivamente questi materiali diventavano riutilizzabili sul mercato locale in modo diretto (ad es. pezzi di ricambio, oggettistica etc.).
Non solo: potevano anche essere lavorati e così diventare una nuova occasione di impresa al servizio del settore della “materia prima seconda”.
Da qui, diverse tipologie di prodotti potevano essere immessi sul mercato interno. Tutto con costi decisasmente bassi ed alla portata di tutti, per una migliore qualità della vita.
Ritiro Truppe Afghanistan: L’Incertezza Del Domani
Con il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, la situazione è purtroppo uscita dal controllo.
Ora, le condizioni ambientali e climatiche del paese avranno bisogno di una nuova, decisa ondata di sostenibilità.
Sui tempi non è dato sapere, ad oggi, in quanto anche la cooperazione internazionale necessita di capire meglio tante cose.
Prima di tutte, le reali possibilità di interazione con il nuovo assetto politico ed amministrativo dell’Afghanistan.
Certo è che, quando sarà o potrà essere, si potrà riprendere con una consapevolezza importante.
Cosa Ci Insegna L’Afghanistan
E’ possibile “ripartire” anche dopo anni drammatici, facendo leva sulle risorse che sono a disposizione, ma che ancora non vengono considerate come tali.
Ancora, non abbiamo bisogno di invocare sempre l’aiuto dall’esterno o andare alla ricerca di sorgenti extra di finanziamento.
Soprattutto se pensiamo al livello di sviluppo locale che ha portato un investimento di soli 55.000 dollari per occupare 50 persone e creare un nuovo mercato.
Ciò che conta più di tutto, è la possibilità di innescare un percorso, virtuoso e sostenibile nel tempo.
Tale percorso deve svilupparsi autonomamente: in questo forse il caso dell’Afghanistan aveva ancora bisogno di un pò di tempo, ma qualcosa è sicuramente rimasto.
Nonostante la presenza occidentale non sia paragonabile a quegli anni, non smettiamo mai di pensare all’ambiente ed al clima come questioni troppo importanti per evitare il dialogo e la collaborazione concreta sulla base di posizioni politiche e culturali anche molto distanti, se non addirittura opposte.
Perché i buoni esempi sanno cambiare il mondo.
Conclusioni
Difficile fare un bilancio su questa straordinaria azione che l’Afghanistan aveva intrapreso e che già aveva cominciato a far vedere importanti risultati, soprattutto per il livello locale.
Ed è proprio al livello locale che dobbiamo pensare, con una certa speranza. Dopo aver sperimentato e toccato con mano i vantaggi nel miglioramento della propria qualità della vita, il “seme” positivo delle buone pratiche per l’ambiente attecchirà, magari servirà più tempo, comunque accadrà.
Certo è che pure in occidente dobbiamo ricavare un potente insegnamento da questo sorprendente programma, calato in un contesto così difficile e persino unico, per certi aspetti.
La guerra in Afghanistan, con tutte le sue implicazioni, sia geopolitiche che ambientali e climatiche, è diventata metafora di un’altra “guerra”.
Che non è militare né dichiarata, ma certo presente, tra il futuro sostenibile ed un modello ormai spento che futuro non ne ha più.
Fazioni opposte si scontrano mantenendo la “posizione ideologica” dall’una e dall’altra parte, dimenticando che “in mezzo” c’è la soluzione per progredire ed andare avanti.
Noi dobbiamo stare dalla parte del pianeta e delle ragioni della sostenibilità, che è già la vincitrice dichiarata di questa contrapposizione tra modelli di sviluppo che faticano a parlarsi.
La sostenibilità è talmente “vincente” che ha persino la capacità di rendere più sostenibile e del tutto accettabile ciò che fino ad ora non lo è stato.
Basta solo darle occasione di “entrare” e non erigere barricate al suo possibile ingresso nei modelli produttivi e di sviluppo.
L’Afghanistan ha tanto da insegnarci e ci ha dimostrato che proprio quando la situazione è più difficile, allora nascono le opportunità per fare qualcosa che, con il tempo, cambieranno in meglio le nostre vite.
Un giorno, statene certi, questo paese ci riproverà, e porterà fino in fondo quanto ha cominciato.