Quando si pensa alle migliori soluzioni per contrastare il cambiamento climatico, probabilmente la prima cosa che viene in mente non è un cementificio: tuttavia, anche questo impianto industriale può avere un ruolo essenziale nello sforzo.
Non è un caso che i cementifici siano importanti emettitori di CO2 e quindi debbano essere attenzionati seriamente.
Inquinamento e cambiamento climatico non sono la stessa cosa, tuttavia spesso le soluzioni naturali per l’ambiente consentono di incidere positivamente su entrambi questi macro-problemi.
Considerando il problema climatico in generale, ci sono almeno tre grandi categorie di soluzioni da prendere in considerazione.
Tra queste ve ne è una molto poco valorizzata al momento, che tuttavia ha un grandissimo potenziale.
Proprio i cementifici possono diventare un teatro preferenziale per realizzare questa misura, grazie alle opportunità messe a disposizione da un elemento naturale di grande valore.
Andiamo quindi a scoprire come persino un cementificio, con tutti i problemi ambientali che può determinare, ha la grande opportunità di diventare “ad impatto zero”.
Cementificio Ad Alto Impatto: Perché?
In condizioni “normali”, un cementificio non può certo essere definito come un impanto “green”.
Solo per citare brevemente alcune delle emissioni caratteristiche di questi impianti, si deve ricordare biossido di zolfo, ossidi di azoto ed anche monossido di carbonio.
Addirittura, secondo stime che vengono aggiornate regolarmente (e quindi possono variare nel tempo), l’industria del cemento si attesta costantemente tra le più impattanti a livello ambientale.
Naturalmente, i cementifici hanno un significativo impatto anche sul cambiamento climatico.
Infatti, la CO2 viene emessa anche durante la calcinazione delle polveri del cemento nel forno.
Questa polvere è un sottoprodotto e viene in parte recuperata (ritorna nel forno ed è incorporata nel clinker/laterizio).
Quella che rimane, quando non valorizzata in alcun modo, finisce in discarica oppure viene persa del tutto.
Un’Opportunità Per Il Cementificio Di Ridurre Le Emissioni
Il quadro che emerge è preoccupante, sebbene nasconda una “speranza”, che riguarda la possibilità di utilizzare la CO2 per un scopo positivo ed utile ai fini della riduzione dell’impatto sul clima.
Infatti, tra le tre “macro-opzioni” che abbiamo per mitigare il cambiamento climatico, ve ne è una che coinvolge attivamente la CO2 che già adesso è prodotta.
Si tratta del riciclo della CO2.
Insieme e persino di più del sequestro dell’anidride carbonica a livello dei suoli, rappresenta una frontiera tutta da esplorare e da portare (auspicabilmente) sulla scala più vasta.
In pratica, è possibile raccogliere o convogliare la CO2 prodotta dagli impianti altamente emissivi e fare in modo che possa diventare un “alimento” per alcuni microrganismi.
Tuttavia, non si tratta di microrganismi “qualsiasi”.
Microalghe Per Il Cementificio: Una Soluzione Davvero “Green”
Sono le microalghe, di cui già abbiamo scoperto varie virtù ambientali, le protagoniste assolute di questa soluzione.
Utilizzare le microalghe significa ottenere due importantissimi risultati:
- Ridurre le emissioni di CO2
- Produrre energia in modo sostenibile ed ecologico(
Le emissioni di CO2 si abbassano perché sono le microalghe stesse ad utilizzare l’anidride carbonica come alimento per la loro sopravvivenza.
La produzione di energia è una conseguenza diretta: dopo essere cresciute grazie alla CO2 ed aver raggiunto livelli ragguardevoli di biomassa, le microalghe possono essere indirizzate alla produzione di energia.
Così, il cementificio non soltanto ha il potenziale per diventare “ad impatto zero”.
Esiste anche la concreta opportunità per trovare energia aggiuntiva proprio grazie al riciclo della CO2 come alimento per le microalghe.
La Soluzione Si Trova Nell’Intorno Del Cementificio
Il problema più grande da affrontare, prima di attuare questa strategia, è proprio la scelta del tipo di microalghe da utilizzare.
Per avere le maggiori garanzie di successo, è importante cercare ceppi di microalghe appropriati partendo dalle zone che si trovano nelle vicinanze del cementificio oggetto di intervento.
Questo perché nelle aree di ricaduta dell’impatto ambientale dell’impianto si selezionano microrganismi ben adattati alla situazione.
Così, non è infrequente trovare diversi ceppi di microalghe che si sviluppano nell’intorno, anche alcune decine: tuttavia, solo il “migliore ceppo” dovrà essere utilizzato per l’intervento.
Per decidere quale sarà tale ceppo, è importante testare tutti quelli trovati per misurarne il potenziale rendimento energetico.
Nel caso di riferimento per questa soluzione, che arriva dal Canada, si sono trovati ben 28 tipi di microalghe diversi: la media della resa energetica è stata sempre superiore a 0.9 g/L al giorno.
Tra queste microalghe, comunque, ce n’è una che potrebbe rappresentare la soluzione “defintiva” in questi casi.
La Clorella sorokiniana Per Abbattere Le Emissioni Dei Cementifici
Si tratta della Clorella sorokiniana, una microalga che risulta particolarmente utile anche in altre applicazioni ambientali e che possiede un interessante potenziale energetico.
In questo caso, è stato selezionato un preciso tipo di questa microalga, denominato SMC-14M.
Senza entrare nei dettagli, va ricordato che a seguito di svariate prove questa microalga ha dimostrato di essere la più resistente alle emissioni dirette del cementificio in-situ.
Così, si è deciso di testarla in quantità “industriali” per la produzione di energia, grazie all’alimentazione con la CO2 prodotta dall’impianto.
Anche quando coltivata in quantità maggiori (1000 L), questo tipo di Clorella ha dato prova di ottima tolleranza alle emissioni del cementificio e di saper utilizzare bene la CO2.
La prova di questa capacità della Clorella sorokiniana è testimoniata dalle quantità di lipidi, proteine e carboidrati della biomassa finale, che la rendono adatta alla produzione di energia.
Un Riciclo Efficace Della CO2
Utitlizzare la Clorella sorokiniana per riciclare l’anidride carbonica emessa da un cementificio si rivela una scelta appropriata anche per un altro motivo.
Infatti, quando questa microalga cresce ai massimi livelli di CO2 prodotta dall’impianto, si ottiene la massima resa in termini di biomassa.
C’è dunque una proporzionalità diretta tra la CO2 e la biomassa: la conseguenza è una buona produzione di energia.
Per “chiudere il cerchio” è stata anche studiata la resa in termini economici: ebbene, il valore commerciale e le quantità di energia che si può produrre hanno dimostrato anche la convenienza economica.
Da un lato, c’è l’occasione di riciclare la totalità o quasi della CO2 prodotta dal cementificio.
Dall’altro, c’è la possibilità di ottenere una biomassa notevole ed una resa energetica conveniente.
Questo è uno dei migliori esempi di strategia per combattere il cambiamento climatico.
Il Rischio Da Considerare
Come sempre accade, perché è insito nella natura delle cose, anche le migliori strategie/soluzioni presentano rischi da valutare attentamente.
In questo caso, il rischio fa riferimento alle capacità che l’alga Clorella possiede, in generale, per la rimozione dell’inquinamento ambientale.
Le emissioni del cementificio non sono caratterizzate dalla “sola” presenza di CO2: questi impianti emettono molti inquinanti che meriterebbero tutti una trattazione speciale.
Il rischio di usare la Clorella (in questo frangente) è la possibilità di trovare una quota variabile (in alcune situaizoni anche ingente) di metalli pesanti assorbiti dalla microalga.
Questo è utilissimo sul piano ambientale, perché rappresenta la possibilità di decontaminare i fumi del cementificio.
Cosa preziosa in molti contesti, soprattutto quando si volesse realizzare un intervento esclusivamente mirato alla riduzione delle emissioni.
La Clorella Dal Cementificio Al Successivo (Ri)Utilizzo
L’utilizzo per scopi energetici della Clorella che ha assorbito in precedenza dei metalli pesanti pone due problemi.
Il primo riguarda l’effettiva resa energetica della biomassa ottenuta, considerando che gli inquinanti possono esercitare un effetto inibitorio.
Il secondo riguarda la possibiltà di re-indirizzare la Clorella ad altri usi, alternativi o complementari alla produzione di energia.
La presenza di una determinata quota di metalli pesanti è sempre un aspetto da valutare con attenzione.
La migliore delle opzioni, quando possibile, è rappresentata dal lavaggio della biomassa con separazione della stessa dai metalli (che possono persino ritornare all’industria).
In alternativa, vanno cercate opzioni di produzione energetica da biomasse che non comportino il rischio di un rilascio dei metalli (sia durante il processo che al termine dello stesso).
Conclusioni
Riciclare la CO2 di un cementificio per trasformare un impianto altamente inquinante in uno stabilimento ad impatto zero (o quasi): questo, in sintesi, il valore della soluzione presentata.
Il riciclo della CO2 ha trovato (ed ancora trova) poco spazio ma merita la massima attenzione.
Prima di pensare a raccogliere l’anidride carbonica in blocchi di cemento ed affondarla in fondo al mare, come si trattasse del peggiore nemico dell’umanità che sia mai esistito, si pensi anche a valorizzarla.
Del resto la CO2 è un componente della vita sul pianeta e riveste un’importanza essenziale.
Valorizzarla per scopi utili sia all’ambiente, che al clima che persino all’economia è un obbligo morale.
Accompagnando questa forma di riciclo al sequestro dei gas serra da parte del suolo (es. con il Biochar o la roccia vulcanica polverizzata) si possono ottenere grandi risultati in tempi brevi.
Cosa che non si può dire a proposito degli accordi internazionali sulla riduzione delle emissioni.
Ecco perché ogni giorno che si perde nella realizzazione di progetti sul territorio è un giorno perso.