PFAS In Acqua: Quando Anche Il Rimedio Può Essere Pericoloso

Bisognerebbe prima di tutto sostituirli e filtrarli meglio negli impianti di depurazione: tuttavia, il problema delle PFAS in acqua non sarebbe del tutto risolto.

Si tratta infatti di composti altamente persistenti, che possono muoversi nell’ambiente: ad esempio, non dobbiamo mai dimenticare che sono presenti anche al suolo.

La migliore strategia è, come sempre, un approccio multiplo.

Riduzione alla fonte, certo, ma anche e soprattutto barriere naturali in grado di rimuovere l’inquinamento anche una volta che esso si trova a livello ambientale, in ogni matrice.

Il caso di oggi è quello “tipico”, per le sostanze perfluoroalchiliche: si tratta della loro presenza nell’acqua, un problema molto sentito in alcuni parti del pianeta (anche in Italia).

Purtroppo non se ne discute abbastanza e, ancora peggio, c’è una scuola di pensiero secondo cui basterebbe abbassare i limiti per proteggere ambiente e salute.

I limiti in realtà contano poco, di fronte a sostanze di questo tipo.

Tuttavia la natura, ancora una volta, può fare molto meglio.

PFAS in acqua ben assorbiti da due piante acquatiche invasive

PFAS In Acqua: Un Problema “Evergreen”

La presenza delle PFAS in acqua è un problema sempre troppo sottovalutato.

Senza dilungarsi troppo, c’è un ottimo articolo di Greenpeace a questo link, dove potete trovare informazioni riferite alla situazione attuale (Maggio 2024).

Solo per limitare l’analisi all’Italia, quasi in tutte le regioni ci sono corsi d’acqua contaminati dalle PFAS.

Senza contare che spesso i controlli cono frammentari, se non addirittura assenti, pertanto siamo ancora di fronte ad una sottostima importante dei valori reali.

Ora, la domanda nasce spontanea: anche se da domani le PFAS fossero sostituite e filtrate, in modo tale da non averne più di “nuove”, potremmo dire di aver risolto il problema?

Assolutamente no!

Infatti, data la contaminazione sul territorio da un lato e la loro presistenza dall’altro, è essenziale studiare una strategia di contrasto delle PFAS direttamente a livello ambientale.

Le PFAS sono molto diffuse nell'acqua - immagine marcelkessler @Pixabay
Le PFAS sono molto diffuse nell’acqua – immagine marcelkessler @Pixabay

Come Contrastare Le PFAS In Acqua In Modo Efficace

Quando si pensa ad una strategia efficace per contrastare la presenza delle PFAS in acqua, dobbiamo fare un parallelismo con quanto già osservato a proposito di un’altra grave minaccia ambientale.

Si tratta della presenza dei farmaci (e più in generale dei microinquinanti) a livello ambientale.

Come in questi casi, è necessario poter disporre sul territorio di una “milizia” di elementi naturali in grado di arrestare l’avanzata dell’inquinamento.

Nel caso delle PFAS in acqua, pertanto, la ricerca è sempre attiva e mira ad identificare alcune piante acquatiche in grado di sequestrare una buona quantità di sostanze perfluoroalchiliche.

Tuttavia, il posizionamento di piante acquatiche in aree dove esse non sono native è un problema serio per la biodiversità.

Ecco perché, in taluni casi, la soluzione (sebbene sia naturale) al problema può determinare altri tipi di rischio da prendere in seria considerazione.

Il giacinto d'acqua è ancora una volta protagonista del risanamento ambientale - immagine jeffreyinks @Pixabay
Il giacinto d’acqua è ancora una volta protagonista del risanamento ambientale – immagine jeffreyinks @Pixabay

Due Piante Floreali Acquatiche Per Agire Sulle PFAS Nell’Acqua

Le abbiamo già conosciute ed apprezzate per lo straordinario valore in termini di risanamento ambientale, quando utilizzate in modo adeguato.

Si tratta della lattuga d’acqua (Pistia stratiotes) e del giacinto d’acqua (Eichornia crassipes).

Due piante che sono in grado di assorbire molti inquinanti quando presenti nell’acqua: dai metalli pesanti ai farmaci, per non dimenticare la capacità di agire anche su molti parametri chimico-fisici dell’acqua stessa.

Riescono anche ad agire molto bene nei confronti delle PFAS in acqua, sebbene il loro utilizzo nasconda un importante “effetto collaterale”.

Entrambe sono piante invasive, che possono facilmente sfuggire al controllo, se lasciate libere di vivere e riprodursi nell’ambiente.

Questo rappresenta un tipico “dilemma” ambientale da risolvere, mettendo sulla bilancia i rischi ed i benefici.

Anche la lattuga d'acqua può essere utile in questi casi - immagine University of Florida IFAS
Anche la lattuga d’acqua può essere utile in questi casi – immagine University of Florida IFAS

I Tempi Dell’Azione Sono Fondamentali

Partiamento da un beneficio potenzialmente decisivo.

I tempi dell’azione, nel caso dell’utilizzo di entrambe le piante acquatiche per assorbire le PFAS nell’acqua, sono più che buoni.

Infatti, numerose prove sul campo hanno dimostrato risultati soddisfacenti in 7 giorni di azione.

Questo vuol dire che in una settimana si può già ridurre una quota significativa di PFAS nell’acqua.

In particolare, lattuga d’acqua e giacinto d’acqua hanno una particolare affinità proprio per PFOA e PFOS, due tra le più diffuse PFAS.

L’utilizzo di queste due piante acquatiche comporta anche un altro vantaggio.

Si tratta della possibilità di agire con successo anche in presenza di livelli di PFAS in acqua molto variabili.

Le PFAS nell'acqua sono sensibili all'assorbimento da parte di queste piante floreali - Immagine University of Florida IFAS
Le PFAS nell’acqua sono sensibili all’assorbimento da parte di queste piante floreali – Immagine University of Florida IFAS

I Risultati Dell’Assorbimento

Per quanto riguarda l’assorbimento delle PFAS nell’acqua, i risultati sono molto buoni, anche se con differenze tra le due piante.

In generale, entrambe le specie sono in grado di assorbire PFOA e PFOS, nell’arco temporale di 7 giorni.

Inoltre, sia la lattuga d’acqua che il giacinto d’acqua hanno una buona capacità di traslocazione, quindi tendono a trasferire una quota delle PFAS assorbite verso le parti alte della pianta.

I risultati migliori si hanno per concentrazioni abbastanza elevate di PFAS in acqua, dell’ordine di 2 ppm.

Anche nel caso di concentrazioni più basse l’assorbimento avviene con successo, tuttavia le caratteristiche di queste piante acquatiche sono tali da consentira una buona rimozione anche in presenza di livelli più elevati.

Tuttavia, è utile conoscere quale fra le due piante assorbe meglio e di quanto.

E' il giacinto d'acqua ad assorbire la maggiore quantità di PFAS presenti nell'acqua - immagine mayapujiyati @Pixabay
E’ il giacinto d’acqua ad assorbire la maggiore quantità di PFAS presenti nell’acqua – immagine mayapujiyati @Pixabay

Alcune Differenze Tra Le Due Piante

E’ il giacinto d’acqua la pianta che meglio assorbe sia PFOA che PFOS.

Il livello di rimozione di queste PFAS in acqua si aggira intorno a 178.9 (PFOA) e 308.5 (PFOS) microgrammi (per singola pianta).

Inferiore è l’assorbimento da parte della lattuga d’acqua, che si attesta intorno al valore di 98.9 (PFOA) e 137.8 (PFOS) microgrammi per singola pianta.

Entrambe le piante mostrano una maggiore affinità per un particolare tipo di sostanza (PFOS) e questo è un dato molto importante per impostare strategie di contrasto alla presenza delle PFAS in acqua.

Questi dati sono riferiti alle massime concentrazioni di PFAS testate, che sono del valore di 2 ppm.

La presenza di queste sostanze perfluoroalchiliche nelle piante segue un destino particolare.

Le radici delle piante sono la parte che più concentra le PFAs assorbite - immagine Observation dot org
Le radici delle piante sono la parte che più concentra le PFAS assorbite – immagine Observation dot org

La Distribuzione Delle PFAS Nelle Piante Acquatiche

Per quanto riguarda la distribuzione delle PFAS all’interno delle piante, sono le radici la parte che ne contiene la maggiore quantità.

Solo per fare un confronto tra le parti della pianta di lattuga d’acqua, nelle radici si possono trovare fino a 27.32 ppb di PFOA e 80.62 ppb di PFOS.

Nelle parti più alte della pianta i valori sono inferiori, arrivando a 15.39 ppb e 17.41 ppb, rispettivamente per PFOA e PFOS.

Nel caso del giacinto d’acqua, a livello delle radici si possono trovare fino a 37.37 ppb di PFOA ed 83.40 ppb di PFOS.

Molto meno nelle parti alte della pianta, in cui si possono concentrare fino a 12.59 ppb di PFOA e 39.92 ppb di PFOS.

L'utilizzo delle piante acquatiche è una strategia vantaggiosa per efficacia e tempi di azione - immagine Pixabay
L’utilizzo delle piante acquatiche è una strategia vantaggiosa per efficacia e tempi di azione – immagine Pixabay

L’Orientamento Futuro Per Sconfiggere Le PFAS In Acqua

Senza dare troppo peso ai numeri precisi, che sono sempre funzione di svariati parametri, resta il fatto che le radici del giacinto d’acqua sono l’elemento naturale più “assorbente” in questi casi.

Per entrambe le piante tra tutte le PFAS in acqua quella con maggiore sensibilità all’assorbimento è il PFOS.

Secondo le osservazioni, già adesso giacinto d’acqua e lattuga d’acqua possono essere considerate come ottime candidate per la rimozione di una importante quota di PFAS nell’acqua.

Tuttavia, entrambe sono piante invasive, pertanto nel caso si optasse per l’uso di queste piante (od altre con caratteristiche simili), il rischio per la biodiversità è sempre presente.

Come sempre, si tratta di “mettere sulla bilancia” i rischi ed i benefici, per poi decidere il da farsi.

C’è tuttavia anche un’altra via che merita considerazione.

La realizzazione di stagni o vasche controllate può prevenire i rischi per la biodiversità - immagine fietzfotos @Pixabay
La realizzazione di stagni o vasche controllate può prevenire i rischi per la biodiversità – immagine fietzfotos @Pixabay

Un Sistema Naturale Controllato Per La Rimozione Delle PFAS In Acqua

La realizzazione di vasche di trattamento delle acque piantumate con giacinto d’acqua e/o lattuga d’acqua è un’opzione praticabile.

Cosa che già accade in alcune aree industriali, soprattutto in paesi dove la presenza (invasiva) di queste piante acquatiche rappresenta un serio problema.

Queste vasche di trattamento, coperte da uno strato di piante acquatiche, rappresentano il contesto ideale per lo sviluppo di questa soluzione.

C’è infatti la possibilità di controllare i parametri che condizionano il processo, ma soprattutto c’è la (quasi) garanzia che queste piante acquatiche non si porteranno all’esterno della loro area di azione.

Un controllo attivo e costante è necessario, come con tutti gli elementi naturali che in qualche modo possono presentare effetti collaterali (v. microrganismi).

In ogni caso, lattua d’acqua e giacinto d’acqua possono ridefinire nuovi standard per il trattamento naturale strategico delle PFAS nell’acqua.

PFAS in acqua ben assorbiti da due piante acquatiche invasive

Conclusioni

Il caso delle PFAS in acqua è sempre troppo sottovalutato.

Nonostante gli appelli delle associazioni, dei comitati e degli scienziati, manca un’azione strutturata da parte delle istituzioni per rispondere al problema.

Ancora una volta dobbiamo fissare un concetto importante: va bene la sostituzione delle PFAs con analoghi non tossici, va bene il potenziamento degli impianti di depurazione ma non si deve mai dimenticare di contrastare le PFAS che già adesso sono sul territorio.

Questo è essenziale per “chiudere i conti” con il passato, per quanto la “chiusura” resta un obiettivo ideale.

Tuttavia, si può fare molto per la mitigazione e soprattutto per l’adattamento.

Elementi naturali con capacità assorbenti in grado di arrestare una importante quota di PFAS nell’acqua.

Una strada da seguire, l’unica che può garantire di agire anche sui danni effettuati fino ad ora.