La Striscia di Gaza è nota alle cronache di tutto il mondo per fatti tragici, guerre, devastazione, anche per la particolare situazione ambientale, sempre più difficile.
Del resto, le operazioni belliche e di sicurezza sono tra i fattori più importanti per il peggioramento delle condizioni ambientali.
Dalle munizioni utilizzate ai mezzi pesanti attivati, senza contare l’enorme carico di inquinanti che si libera a seguito delle defraglazioni e dei crolli degli edifici, tutto concorre a peggiorare il quadro.
In un contesto così cupo, non verrebbe certamente alla mente l’idea che proprio qui sia stata fatta una scoperta molto importante, che va nella direzione del risanamento ambientale naturale.
In particolare, si tratta di una scoperta che i ricercatori dell’Università Al Azhar (sede di Gaza) hanno rivelato al mondo già dal 2015.
Tale scoperta può aprire una nuova frontiera di intervento per proteggere ambiente e salute pubblica da un rischio molto grave.
Operazioni belliche permettendo.
Striscia Di Gaza Come Zona Ambientale Critica
A premessa di tutto, va detto che la situazione ambientale della Striscia di Gaza è critica per molte ragioni e su queste le operazioni belliche si inseriscono peggiorando dramaticamente il quadro.
Tra queste, certamente il fatto di essere una striscia chiusa, di non poter contare su sistemi di gestione efficienti (es. per i rifiuti), il fatto di non avere la dotazione strumentale per risanare l’ambiente dopo ogni attività di conflitto.
Su questo contesto, si inserisce anche il cambiamento climatico, che nelle aree proprio come la Striscia di Gaza continua ad aumentare il rischio di erosione e di impoverimento del suolo.
Poi, c’è anche l’agricoltura.
Agricoltura A Gaza Come Fattore Di Rischio
Anche le attività produttive, agricoltura in testa, sono a rischio.
Non soltanto per le ragioni indicate sopra, ma anche per la diffusione di pratiche in grado di porre un rischio aggiuntivo sia per l’ambiente che per la salute.
Tra queste, l’uso costante di pestidici molto pericolosi, quando si riversano nell’ambiente senza controllo.
Questo è proprio il caso del Carbaryl, un insetticida molto pericoloso perché neurotossico, in grado di dare potenzialmente gravi effetti anche sugli esseri umani.
Un prodotto talmente pericoloso che è illegale (quindi inutilizzabile) nell’Unione Europea ed in Angola, mentre negli Stati Uniti esistono varie restrizioni al suo utilizzo.
Dal 2018, anche l’India ha vietato l’uso del Carbaryl.
L’Importanza Del Carbaryl Per Alcuni Paesi
In molti altri paesi, al contrario, il Carbaryl viene ancora usato, purtroppo in modo indiscriminato e senza particolari precauzioni nei casi più gravi.
Questo espone sia l’ambiente che la salute a grave rischio, non soltanto per l’esposizione diretta ad elevate quantità del prodotto (in casi molto gravi, l’esposizione acuta può portare alla morte della persona).
C’è poi un’esposizione cronica, più subdola, che può riguardare anche le acqua, in quanto questo insetticida si trova, per oltre il 90%, proprio in acua, dopo essere stato rilasciato.
Medio Oriente ed Africa settentrionale vedono ancora un utilizzo frequente di questo prodotto, ecco perché la scoperta fatta nella Striscia di Gaza può essere così importante.
La Soluzione Al Problema Arriva Dalla Striscia Di Gaza
Si tratta di una scoperta in apparenza semplice e non particolarmente entusiasmante sul piano scientifico.
Tuttavia, lo diventa se si pensa che tale scoperta arriva da un contesto difficile, come la Striscia di Gaza.
Partiamo dal fondo, per scoprire di cosa si tratta.
L’oggetto della scoperta è un batterio (in realtà più di uno) in grado di degradare biologicamente in modo quasi totale il Carbaryl.
Questo batterio è stato isolato da alcuni suoli all’interno della Striscia di Gaza che, pur essendo territorialmente limitata, presenta comunque una grande varietà di suoli con diverse caratteristiche.
I Suoli Della Striscia Di Gaza Come Fattore Favorente Questa Scoperta
Anche grazie alle operazioni belliche, la presenza di molti inquinanti ha finito con il selezionare varie popolazioni microbiche a livello dei suoli interni alla Striscia.
Alcune di queste popolazioni microbiche hanno quindi cominciato a sviluppare una certa affinità per determinati inquinanti e, tra questi, c’è anche il Carbaryl.
Almeno 18 suoli diversi, con specifiche caratteristiche, hanno dimostrato la presenza di microrganismi utili a ridurre l’inquinamento.
Tuttavia, ogni microrganismo presenta una particolare affinità per gli inquinanti in presenza di un detemrinato suolo.
Il che significa che per realizzare un intervento di risanamento è necessario conoscere l’affinità del micorganismo sia per gli inquinanti che si vogliono rimuovere, sia per il suolo o l’acqua dove avviene questa azione di risanamento.
Il Suolo Migliore Per Questa Soluzione
In questo caso, si tratta di un suolo che presenta le seguenti caratteristiche:
- Consistenza sabbiosa
- Umidità del 13%
- pH di 7.73
- Temperatura di 21.7°C
Cosa interessante da notare, si tratta di un suolo sabbioso, simile a quello di molte altre zone che si affacciano sul Mediterraneo da parte Africana e Mediorientale.
Va sottolineato che la soluzione (il microrganismo) da usare per rimuovere il Carbaryl funziona al meglio proprio su un suolo come questo descritto sopra.
Poiché l’insetticida è maggiormente presente in acqua, il problema principale è rappresentato dalle acque per l’irrigazione, che lo portano a depositarsi al suolo.
Allo stesso modo, gli eventi climatici estremi (alluvioni-lampo e/o piene dei corsi d’acqua) rappresentano un’occasione per il Carbaryl di trovarsi a livello del suolo.
I Batteri Della Striscia Di Gaza
Un aspetto di grande importanza, non soltanto per le implicazioni in questo caso specifico, riguarda la notevole diversità batterica riscontrata nei suoli della Striscia di Gaza.
Senza entrare nei dettagli, si può sintetizzare riportando che il terreno limoso, con elevato contenuto in argilla, presenta la maggiore quantità di microrganismi.
Al contrario, il suolo sabbioso preso ad esempio in precedenza, ha una conta batterica ridotta (circa 50% in meno rispetto al terreno limoso), ma presenta una caratteristica molto importante.
Il terreno sabbioso risulta infatti in generale meno contaminato; questa è stata la motivazione alla base per sceglierlo come riferimento su cui intervenire (per evitare l’interferenza di altri fattori).
Per quanto riguarda gli specifici generi batterici riscontrati, anche in questo caso ci sono delle significative differenze per quanto riguarda l’efficacia nella rimozione del Carbaryl.
La Diversità Batterica Nella Striscia
Tra i molti generi batterici trovati (e che possono avere un ruolo ambientale importante) ce ne sono soprattutto sei di grande interesse, che sono:
- Bacillus
- Pseudomonas
- Staphylococcus
- Acinetobacter
- Escherichia
- Streptomyces
Tra tutti questi, ve ne è uno che dimostra una capacita degradativa del Carbaryl superiore.
Cosa persino più importante, questo batterio è in grado di lavorare bene anche su suoli che presentano parametri diversi da quelli presentati in precedenza.
Per tutti gli altri le cose sono molto variabili e comunque il risultato di rimozione del Carbaryl è meno buono.
Il Bacillus Per Degradare Il Carbaryl
Si tratta proprio del Bacillus, il batterio “vincitore” per quanto riguarda il confronto tra tutti i microrganismi isolati nella Striscia di Gaza.
Molto interessante notare, nella tabella postata sopra, l’efficacia del Bacillus lungo un arco di tempo di soli 10 giorni.
Al termine di questo breve periodo di tempo, infatti, rimane soltanto il 5.4% dell’insetticida, il che significa una rimozione di oltre il 94% da parte del Bacillus.
Tuttavia, una paragonabile (sebbene inferiore) efficacia è dimostrata anche dal Corynebacterium: dopo 10 giorni di azione, infatti, rimane il 12.7% del Carbaryl: si tratta di una rimozione di oltre l’87%.
La Morganella, invece, non riesce ad effettuare un buon lavoro, lasciando nell’ambiente oltre il 50% del Carbaryl iniziale (riduzione di meno del 50%).
Questi risultati, tranne nel caso del Bacillus, dipendono anche e soprattutto dal tipo di suolo di riferimento.
Un’Azione Molto Mirata Sul Territorio
Oltre al Bacillus, c’è quindi anche il Corynebacterium in grado di realizzare un buon lavoro di rimozione.
Questo batterio non è diffuso come il Bacillus e la sua azione è molto più suolo-specifica.
Ecco perché il Bacillus è stato scelto come migliore opzione possibile.
La sua applicazione è possibile in ventaglio più ampio di scenari ambientali, in particolare in presenza di suoli sabbiosi che sono molto diffusi nelle aree simili dal punto di vista climatico.
Un Miglioramento Continuo
Una volta selezionato il microrganismo “migliore” per rimuovere il Carbaryl, il lavoro di ricerca deve continuare.
In particolare, si tratta di definire al meglio altri aspetti, tra cui quelli intrinseci del suolo, per comprendere meglio come possono influenzare l’attività dei batteri.
La quantità di materia organica ed il contenuto di argilla, ad esempio, sono molto importanti ai fini dell’efficacia dei microrganismi.
Questo vale anche per la presenza del limo e delle sabbie, perché ogni componente del suolo può influenzare il comportamento dei batteri.
Inoltre, non si deve fermare mai la ricerca anche di nuovi batteri in grado di accompagnare il Bacillus o rimpiazzarlo, sulla base dell’efficacia specifica e del suolo sul quale l’intevrento si realizza.
Un Uso Inizialmente Locale
Date le caratteristiche del suolo e l’alta efficacia (oltre il 94%), l’idea dei ricercatori della Al Azhar University era quella di cominciare ad applicare localmente la soluzione.
Purtoppo, il difficilissimo contesto rende molto difficile realizzare interventi di risanamento ambientale, anche perché ci sono una miriade di fattori esterni (legati al conflitto) in grado di alterare ogni cosa.
Il che può diventare un problema per comprendere la vera efficacia del metodo.
Bisogna tenere conto del fatto che il suolo sabbioso da cui si è ricavato questo Bacillus è risultato poco contaminato (comunque meno degli altri).
In presenza di conflitti che si accentuano, distruzioni e devastazioni (anche ambientali), i suoli saranno sempre più contaminati ed è possibile che i microrganismi perdano le capacità acquisite e/o queste vengano a variare in modo determinante.
Un’altra conseguenza molto negativa della guerra, che può impedire alla scienza di progredire per il bene dell’ambiente e della protezione della salute.
Dalla Striscia Di Gaza Al Resto Del Mondo
A partire dai territori dove è stato isolato, questo Bacillus potrebbe essere “esportato” per risolvere o almeno attenuare il problema legato alla presenza del Carbaryl, in altre zone con simili caratteristiche.
Ma c’è anche un’altra importante opportunità, almeno in teoria.
Si tratta del fatto che i microrganismi possono essere adattabili anche ad altre condizioni ambientali, per coprire una area più vasta di territorio.
Partendo da quelli trovati all’interno della Striscia di Gaza e che hanno dimostrato un certo grado di attività, si può fare in modo che essi si “specializzino” sempre di più verso un detemrinato inquinante.
Una prospettiva molto interessante, senza contare che il clima da un lato e le guerre dall’altro stanno selezionando popolazioni microbiche con caratteristiche diverse.
Probabilmente, si potrà ampliare il ventaglio degli interventi possibili, ma c’è anche il rischio di perdere ulteriormente un certo grado di diversità batterica.
Ecco perché il controllo attento sul territorio è essenziale.
Conclusioni
Dalla Striscia di Gaza arriva un insegnamento davvero molto importante che tutti dobbiamo ricordare.
Si tratta della possibilità e della volontà ferma da tenere per risolvere i problemi ambientali a partire da quello che la natura mette a disposizione direttamente sul luogo ove ci troviamo.
Se persino in mezzo alle enormi difficoltà nella vita a Gaza, si è dedicato tempo e denaro alla scoperta di una soluzione così “piccola” ma importante, non c’è limite a quanto possiamo tentare di realizzare ogni giorno per il pianeta.
Il difficilissimo contesto non ha impedito di pensare ad un problema del presente che si protrarrà in futuro (se non trattato adeguatamente).
Un esempio di cui ringraziare la Striscia di Gaza, che ci stimola a fare di più e meglio, senza aspettare.